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Domenico Nicoletti: «Il Parco dell’Alta Murgia patrimonio di eccellenza»

Elena Albanese
Domenico Nicoletti
Il nuovo direttore dell'ente fa il punto della situazione, definendo criticità e punti di forza della nostra area protetta
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Domenico Nicoletti, 62 anni, originario del Cilento, architetto paesaggista, giornalista, già docente in “Gestione e Salvaguardia delle Aree Protette” all’Università degli studi di Salerno, nonché membro del nucleo tecnico della “Rete per l’attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio” del Consiglio d’Europa, nel novembre scorso è stato nominato nuovo direttore del Parco nazionale dell’Alta Murgia.

Nicoletti ha una lunga esperienza sul campo: è stato Presidente della Riserva Fluviale Sele Tanagro e Monti Eremita, Direttore del Parco nazionale del Cilento e del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga. A lui abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione dell’area protetta pugliese.

Lei che ha diretto realtà di grande prestigio in quest’ambito, si è fatto un’idea sullo stato dell’arte dell’ente Parco dell’Alta Murgia?

È ancora presto per valutare le ricadute determinate dal Parco sul territorio e lo stato di attuazione della sua missione, sia per il breve tempo della vita dell’Ente, sia per le condizioni in cui ha operato. Certamentenon ha vissuto una tranquillità gestionale e operativa tra assenze di organi, commissariamenti e un esiguo ma competentegruppo di dipendenti, insomma ci vuole “un grande ottimismo della volontà per sconfiggere il pessimismo della ragione”.

Quanto lo conosceva prima di assumerne la gestione?

Conosco il mondo dei parchi dai tempi della legge quadro n.394/91, avendo lavorato al Ministero negli anni della sua prima attuazione. Il Parco dell’Alta Murgia è uno degli ultimi nati, ma ha una lunga ed entusiasmante gestazione alla quale ho avuto l’onore di partecipare portando, in più incontri di quell’epoca, l’esperienza vissuta nel Parco del Cilento.

In che condizione si trova rispetto ad altri parchi italiani?

Ogni Parco ha le sue specificità rispetto alla diversitàdei contesti territoriali e i paragoni sono difficili.I Parchi storici, rispetto a quelli nati dalla legge 394/91, hanno un consolidato più concreto e strutturato e godono di maggiore consapevolezza del potenziale ecologico, economico e sociale.Questi Parchi offrono oggi opportunità incontestabili nei dati e nella crescita turistica (una media annuale dell’8%), anche se in questi ambiti recentemente si sono sviluppati interessi non troppo coerenti con le missioni dei Parchi, che oggi attengono a un sempre più concreto rapporto operativo di servizio per le comunità territoriali rispetto al ruolo che svolgono (conoscenze ecologiche e servizi ecosistemici).

I Parchi degli anni ’90 oggi registrano molti successi rispetto ad altre aree del Paese aggredite da inquinamento diffuso, degrado e consumo di suolo che in taluni casi rasentano “il deserto ambientale e umano”. In questa direzione i parchi possono dire di aver dimostrato il vero significato della loro missione di tutela e messa in valore della terra, del territorio e della tenuta ecologica. C’è da lavorare sulla consapevolezza e sullo spopolamento di questi territori, legati alla continua mobilità che la nostra società ci impone. Ma poi si ritorna.

Com’è l’ambiente di lavoro?

Sono abituato a lavorare in team e in questo parco il limitato numero di personale (10 effettivi e 4 contrattisti) è un obbligo piacevole e stimolante.

Quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza del Parco?

Tra i punti di forza un esteso patrimonio di risorse naturali, archeologiche e storico-culturali, con un ambiente steppico, unico in Italia con specifiche e particolarissime rarità floro-faunistico. In questo ambiente “unico” l’ingegno umano ha sviluppato tecniche e tradizioni enogastronomiche di eccellenza, fonte ancora inespressa della qualità dei prodotti tipici e artigianali e di un’ospitalità unica. In questo scenario, la tipicità e unicità delle manifestazioni artistiche, culturali e di tradizione rappresentano i segnali di un’eccellente qualità della vita in un contesto che ancora non mette in valore questi primati, anzi è sempre più in spopolamento a causa dell’abbassamento dei livelli di gestione e manutenzione del territorio.

Tra i punti di debolezza, un’incredibile se non inconsapevole valutazione dei flussi turistici (ancora bassi), l’assenza di un modello gestionale dei consumi turistici e della ricettività che non consente di qualificarsi, differenziarsi e soprattutto destagionalizzarsi in regime di scarsa competitività. Inoltre, è diffusa la cultura dell’assistenza e del supporto, che non invoglia all’impresa ma si ferma alla sussistenza. Vi sono insufficiente presenza di sistemi integrati territoriali e di reti, con bassa propensione alla cooperazione; limitata offerta quali-quantitativa per il tempo libero e lo sport; pochi centri di informazione e di accoglienza; scarsi servizi collettivi di trasporto interni e promozione poco identificativa e con chiari riferimenti.

Qual è l’aspetto migliore del Parco, quello che L’ha più colpita o che definirebbe “il fiore all’occhiello”?

Su tutto il paesaggio identitario delle persone, che ha dato vita a un modello di qualità fortemente integrato con le caratteristiche ambientali ed ecologiche, rappresentativo della qualità della vita di queste terre mediterranee. Un carattere soggettivo fatto di tradizioni, cultura e tanta ma tanta ospitalità autentica e mediterranea.

Qual è la Sua priorità?

La fiducia, che passa da consapevolezza e protagonismo. In un momento confuso e di crisi dei modelli culturali della società contemporanea, importante è ritrovarsi nei contesti territoriali e nel nostro caso in un patrimonio di eccellenza. Il recente successo dei nostri territori protagonisti nella trasmissione Rai “Meraviglie d’Italiaè la misura di quanto la società oggi abbia bisogni di ritrovare la propria identità, fonte di forza d’ispirazione e produttività del genio umano, che in Italia ha un grande valore nelle persone, insieme alla volontà, all’impegno, alla solidarietà e al coraggio.

lunedì 12 Febbraio 2018

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