Cultura

L’addio della Wertmuller al mondo, ma resterà per sempre nel cuore della Murgia che lei amava

La Redazione
L'ultimo saluto a Lina Wertmuller
La cronaca delle esequie di Lina Wertmuller a Roma, grazie alla testimonianza del giornalista Enrico Tedeschi e alle immagini esclusive, pervenuteci in redazione, di alcuni pugliesi lì apposta per lei
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Volutamente dopo un Natale già problematico di suo, non potevamo certo omettere, come giornale locale, il report esclusivo di una ritrovatasi Roma caput mundi per l’ultimo saluto alla geniale regista, nonché premio Oscar, Lina Wertmuller. Un modo per ricordarla ma anche, e soprattutto, il sentito tributo non solo nostro, ma di quei posti e di un Sud che non la dimenticheranno mai per tutto quello che ha fatto per loro e per farli conoscere al Mondo intero.

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Il “Craj “(domani) era già stato scritto quando la sindaca di Minervino Murge, Maria Laura Mancini, perfettamente coadiuvata dall'Assessore ed ex consigliere della Bat Massimiliano Bevilacqua, si era adoperata sin da prima delle elezioni (che con percentuali bulgare l’hanno riconfermata nella carica) affinché si reperissero fondi per un grande “progetto Lina Wertmuller” lanciato come “Craj e Poscraj”. Ovvero la creazione di un vero ed esteso museo della memoria perenne, visibile a tutti anche dall’orizzonte e ad uso soprattutto delle generazioni future, della più grande regista italiana, e comunque senz’altro alla pari con tutti i più eccellenti esponenti al maschile del grandioso firmamento del nostro Cinema di tutti i tempi. Il modo migliore per celebrarla anche per gratitudine per tutto quello che ha fatto per il Sud, Minervino e la Murgia. Senza contare che, grazie alla fama internazionale di questa geniale cineasta, si potesse anche e finalmente accendere uno spot su questo altro angolo straordinario, ma ancora poco conosciuto, di terra apulo lucana: un territorio incontaminato e perfetto sotto ogni profilo, oltre che per posizione strategica e variegata offerta di assoluta qualità dei suoi prodotti, per attrarre persino il turismo più di élite cui, peraltro, sono ben più che note (quando non già visitate) le celeberrime località vicine. Un progetto ambizioso, ma ben più che possibile, non solo per il rilancio di Minervino da cui partiva, dunque, ma anche per quello di tutte quelle altre realtà contigue o collegate alla storia e alle origini lucane di questa indimenticabile regista.

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 Il “Poscraj“ (dopodomani) invece, tutto quello che sarebbe dovuto essere e non è stato, per la scomparsa a Roma della Wertmuller, questo dicembre. Complice il Covid che ne ha impedito ogni movimento per questi ultimi due anni, è saltato perciò tutto il cronoprogramma fatto di una quasi cittadinanza onoraria per l’Alta Murgia (pensando a quella pressoché scontata dei comuni di Minervino e di Palazzo San Gervasio, dove è nato suo padre) nonché le inaugurazioni e gli eventi a cascata che avrebbero potuto arricchirsi della sua presenza sull’intero territorio. Una “partenza”, quella della Wertmuller, che però non può essere certo un buon motivo per non fare più di questi posti che ha amato e «portato ad Hollywood» un luogo che non ne consacri per sempre il genio multiforme, unitamente a quello di suo marito, l’indimenticabile Enrico Job. Di certo adesso servirà giocoforza una riscrittura in chiave diversa, nel nuovo anno e a più mani, del Craj e Poscraj per come era stato concepito, e magari avvalendosi della collaborazione degli eredi morali o più diretti della regista e di quella della poderosa ed onnipotente macchina del Cinema. Di certo c’è che, almeno qui, sembra ci sia davvero tutta la buona volontà perché questo progetto continui.  A dimostrarlo, dopo l’esposizione solenne e pubblica del feretro in Campidoglio del giorno prima, la partecipazione alle esequie private nella famosissima Chiesa degli Artisti di Roma del sindaco di Palazzo San Gervasio, Michele Mastro, lì con tanto di fascia e una corona anch’essa con fasce tricolori con il nome della sua Città; né più né meno lo stesso omaggio che ha fatto pervenire la sindaca di Minervino, Mancini, impedita ad esserci di persona. Due corone “istituzionali”, dunque, come simbolo di una terra e di un Sud che non vuole né può dimenticare la Wertmuller, che hanno finito per spiccare comunque tra le altre, né certo hanno sfigurato pur accanto ai grandi bouquet della famiglia o a quello tutto bianco di Sophia Loren, là solo col cuore anche lei.

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Impossibile elencare tutti gli amici e le personalità che si sono raccolti attorno al dolore della figlia Maria Zulima e volutamente presenti all’ultimo saluto alla immensa cineasta, citiamo almeno quelli che erano riconoscibili a prima vista anche al disotto delle mascherine che ne nascondevano la commozione: Marina Cicogna, Nicoletta Della Corte, Giuliana De Sio, Leopoldo Mastelloni, Cinzia TH Torrini ed Elisabetta Villaggio, la figlia di Paolo. Proprio la cerimonia che Lina avrebbe voluto per sé, ad introdurla dal pulpito Don Walter Insero, rettore della Chiesa ed amico personale della regista, prima degli interventi annunciati sull’altare da Domenico De Masi, in un mix tra dolore, racconto ed ironia, del nipote Massimo Wertmuller, di Caterina D’Amico, di Toni Petruzzi per poi concludersi con quello finale di Giancarlo Giannini e di Rita Pavone, abbracciati insieme e visibilmente affranti. Pure un lungo applauso della piccola folla che, nonostante il gelo, ha voluto tributare il suo omaggio al feretro che usciva dalla Chiesa, così l’addio alla Terra di Lina Wertmuller. E comunque, noi che l’abbiamo sempre seguita e l’aspettavamo con ansia, non potevamo omettere questo report, sia pure tardivo di quella giornata, ma reso possibile grazie alla testimonianza del suo amico e fotografo personale in Puglia Enrico Tedeschi (già nostro collaboratore ed intravisto nelle riprese RAI in diretta della funzione) nonché attraverso le immagini di un ammiratore pugliese, là apposta con altri, giunteci in redazione. E tanto nella speranza che il sogno di una “Lina per sempre” con noi e da noi – e che si annuncia guardando sorridente dal “balcone delle Puglie” lo spettacolo straordinario di questa Murgia tra due regioni – non si ridimensioni per poi finire solo in una gigantografia sulla parete del cinematografo che sta rinascendo in suo onore, o poco più di questo. Non sarebbe giusto né per la Wertmuller né per noi. E dunque “The Show Must Go Oncome probabilmente direbbe lei se potesse parlare, ora a chi rimane il compito di un ricordo che resti eterno, qui come anche altrove, attraverso il racconto ancora aperto e ricchissimo della vita straordinaria come poche di una delle più grandi artiste, oltre che regista, del Mondo.

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mercoledì 29 Dicembre 2021

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