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Violenza sulle donne, Lomuscio: «Nel 2020 in aumento le richieste di aiuto a causa del lockdown»

Michele Lorusso
Michele Lorusso
Patrizia Lomuscio
La Presidente del Cav: «Fino a settembre di quest'anno si registrano 123 richieste di nuovi accessi nei vari ambiti gestiti da "RiscoprirSì..."»
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Ogni tre giorni, in Italia, una donna è vittima di femminicidio. È questo il dato che emerge dal VII rapporto Eures che ha evidenziato come l’89% dei femminicidi avvenga nel contesto famigliare e sia il culmine di una serie di violenze pregresse: violenze psicologiche per il 20%, violenze fisiche per il 17,7%, stalking per il 13,3% e violenze note a terzi per l’11,1%.

Un importante ruolo, soprattutto durante il periodo di lockdown che ha rappresentato un accelleratore dei casi di violenza, è svolto dai servizi territoriali. A tal proposito abbiamo intervistato la Presidente del Cav “RiscoprirSì…”, Patrizia Lomuscio, impegnata nel campo da un decennio: «A seguito del lockdown il 9 marzo abbiamo dovuto annullare tutti gli appuntamenti considerata l’impossibilità per le nostre utenti di mobilitarsi a causa delle restrizioni previste dai vari DPCM. Le prime settimane sono state caratterizzate da un silenzio totale della nostra linea telefonica, impegnata solo per pochissime chiamate, così come accaduto in tutto il Paese. A un certo punto la situazione si è sbloccata e le richieste di aiuto sono aumentate in maniera esponenziale rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti. Per far fronte a tale situazione e nel rispetto della normativa anti Covid sono state implementate modalità di videochiamata e ascolto telefonico non solo per le attività di sportello, ma anche ascolto psicologico e per consulenze legali. Un lavoro faticoso in considerazione del fatto che era necessario adattarsi alla situazione di ogni singola utente per concordare i momenti in cui telefonare o ricevere telefonate.

Nonostante ciò, in alcuni casi, vista la convivenza della vittima con il soggetto violento e considerata la problematicità nella gestione degli inserimenti in struttura dovuta alla difficoltà nella ricerca delle strutture disponibili a garantire la messa in quarantena delle vittime di violenza prima dell’effettivo inserimento, era necessario “ripristinare” i servizi in presenza. Grazie a un finanziamento del Dipartimento delle Pari Opportunità del Consiglio dei Ministri, ottenuto dopo un’attenta valutazione e un’ampia discussione a livello regionale e nazionale, è stato possibile dotarsi di tutta la strumentazione necessaria per riprendere l’attività nelle nostre sedi, in collaborazione con Prefetture, Servizi Sociali e le altre Istituzioni interessate».

Anche negli ambiti, cioè Andria, Canosa-Minervino-Spinazzola, Corato-Ruvo-Terlizzi e Modugno-Bitetto, gestiti dal cav “RiscoprirSì…” si è registrato un importante incremento di richieste di aiuto: «da aprile il trend di accessi è aumentato di molto. Infatti, come da statistiche interne, nel 2019 sono pervenute 142 richieste di aiuto di donne vittime di violenza, nella maggior parte fisica e psicologica, subita dai partner o ex partner, invece, fino a settembre 2020 si registrano 123 richieste di nuovi accessi. Dato, questo, fortemente in crescita».

Le idee e i progetti per il futuro: «grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione Puglia abbiamo attivato una struttura di cohousing destinata alle donne vittime di violenza sole o con figli. Si tratta di strutture di terzo livello nelle quali le utenti possono, per un determinato periodo di tempo, in linea con il progetto individualizzato di promozione dell’autonomia, convivere senza la presenza delle operatrici.

Inoltre, prosegue l’attività dello sportello per il trattamento e l’ascolto degli autori di violenza, con personale differente rispetto al Cav, con sede in via Montegrappa nella sede del Sapsi, che nasce nell’ambito di un progetto più complesso chiamato “Trama” gestito da una ATS e finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità del Consiglio dei Ministri. Il nostro augurio è che il servizio continui ad essere attivo anche al termine dei fondi messi a disposizione in quanto riteniamo essere un elemento fondamentale e coadiuvante al nostro lavoro come centro antiviolenza.

Questo periodo – ha concluso la Patrizia Lomuscio – ci ha permesso di rivalutare le nostre modalità di comunicazione e per questo per oggi abbiamo deciso di lanciare il primo step di una campagna di sensibilizzazione “Non lavartene le mani” con l’obiettivo di poter fare delle pubblicazioni sulle tappe fondamentali del nostro percorso».

mercoledì 25 Novembre 2020

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