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Fortunato Cerlino, alias Pietro Savastano di “Gomorra” ieri al liceo Fermi di Minervino

Raffaella Ippolito
Fortunato Cerlino ospite presso il liceo Enrico Fermi di Minervino
"Se vuoi vivere felice" è un libro che ha fortemente entusiasmato i ragazzi che, scevri da ogni schema, hanno intervistato Fortunato lasciando da parte fogli prestampati e lasciandosi aiutare dalla loro immaginazione
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Lo sguardo severo, la mano sinistra poggiata sotto il mento e gli occhi proiettati verso il mondo: Fortunato Cerlino, quarantasette anni, più conosciuto come Don Pietro Savastano in “Gomorra”, è stato protagonista indiscusso della conferenza svoltasi ieri mattina all’interno dell’auditorium del Liceo Scientifico di Minervino Murge. n

Promotori dell’evento sono stati i docenti del dipartimento di Lettere, Filosofia e Scienze Umane del Liceo, (che da anni collaborano con la casa editrice Einaudi per il progetto lettura), la dirigente del Liceo Nunzia Silvestri, e il preside della Scuola Media, Vito Amatulli.n

Fortunato, Classe 1971, proveniente da un’umile famiglia di campagna di Pianura, Napoli, è giunto nel nostro territorio per raccontare e farsi raccontare vicende di una vita fa, la sua, e di un’esistenza appena sbocciata, quella dei giovanissimi interlocutori, attraverso la lettura del suo primo romanzo dal titolo accattivante e sincero: “Se vuoi vivere felice”. Nella sua infanzia Il “male” l’ha sfiorato, gli ha fatto proposte cui lui ha sempre detto di no grazie all’educazione imposta dalla sua famiglia, piena di valori e volta al sacrificio. Così Fortunato si dedica alla recitazione e all’età di vent’anni consegue il diploma all’Accademia d’Arte drammatica della Calabria.n

Dalla tv al cinema, Fortunato Cerlino ha lavorato tantissimo: ha preso parte alla fiction “La squadra”, nel 2007 è entrato nel cast di “Mogli a pezzi”, due anni dopo nella fiction di canale 5 “Distretto di polizia 9” e, successivamente, in “Ris 6”. Nel 2014 arriva il fortunato ruolo di “Don Pietro Savastano”, nella primissima stagione di Gomorra. nBen accolto da una schiera composta da 190 ragazzi liceali, accompagnati da circa 80 studenti delle Scuole Secondarie di primo grado, Cerlino ha fin da subito mostrato il suo interesse per la cultura e per la scuola dicendo:n“n Per me è un grandissimo piacere incontrare i giovanissimi nella loro fase di formazione; è un punto di partenza necessario, quello della scuola, per giostrare le sorti del nostro futuro e del nostro paese. Ognuno di noi è portatore di storie. Ogni nostra azione, scritta su di una pagina vuota, è indelebile, non si torna indietro. Per questo è importante il sogno: ogni essere umano può cambiare la realtà attraverso i sogni”.n

n “Se vuoi vivere felice”, titolo diretto e poco pretenzioso, narra le vicissitudini di quello che lui chiama “strumento per dare corpo a un contenuto”, ossia il suo grande sogno di fare l’attore, visione onirica concretizzatasi con tenacia e dedizione. I ragazzi, sin da subito incuriositi dalla prontezza e disinvoltura di Fortunato, hanno intervistato l’attore e neo-scrittore con domande pertinenti e giudiziose. La prima questione messa in luce riguardava proprio il contenuto del romanzo e la sua passione per la recitazione, com’è nata e come è cambiata la sua vita. “Don Pietro” risponde: n“n Il mio romanzo? E’ un dialogo fra il mio Io adulto e il mio Io bambino. Difatti sin da bambino ho fatto tesoro delle parole annotando ogni pensiero su di un quaderno in carta paglia. Era la mia via di fuga, la mia prima espressione creativa. Questo bambino, inoltre, è fotografato esattamente così com’è ed è per questo che parla in dialetto. Il dialetto è cultura, sono orgoglioso del mio dialetto!”.n

n Tra le varie domande dei ragazzi e i numerosi momenti artistici rivolti all’autore, recitazione, canto, musica e letture, interamente prodotte e recitate dai ragazzi (a cui và un plauso particolare anche per la stesura del canovaccio dell’evento), una delle riflessioni sorte nella discussione verteva sull’importanza del lavoro:n“n L’idea del cambiamento ha a che fare con il lavoro. Quello che facciamo nel mondo reale è proporzionale a ciò che succede dentro noi stessi. Lavorate duramente e soprattutto, ricordate: alla base c’è sempre la grande fatica di rompere gli schemi mentali cui siamo incollati. E’ faticoso ma è come per l’amore, per amare facciamo di tutto. Il lavoro non prescinde dall’amore”.n

nImpressionato dal coinvolgimento dei giovani minervinesi, Fortunato scende ancora più in profondità, alle pendici del suo albero genealogico e di un passato fattosi carne attraverso le parole: n“n Fortunato bambino faceva parte di una cultura contadina, fatta di povertà. Aveva dei genitori molto ansiosi, a seguito delle scarse condizioni economiche, così come tutti i genitori della sua generazione. Quello che riusciva a fare era prendere appunti, appunti che non capiva ma che erano le fondamenta del suo sogno. Voi dovete sognare il mondo! Nel Sud mancano degli imprenditori del sogno e senza questo si diventa prigionieri di un incubo.”nUn intermezzo interessante, centrale rispetto all’evoluzione dell’evento, è stato l’esperimento condotto da Fortunato, test che voleva spiegare quanto è difficile restare in silenzio. nLa sala, gremita da gente, si è ammutolita sino al momento in cui l’attore è intervenuto dicendo:n“n Il silenzio crea disagio, e la nostra ansia porta a riempire ogni piccolissimo spazio vuoto. Il silenzio è la cosa più difficile da gestire per ogni essere umano. Io dico che bisogna abituarsi ad esso. Prendetemi per pazzo ma … io dedico almeno trenta minuti al giorno al silenzio, seduto su di una sedia. E’ il mio modo di mettere ordine ai pensieri. Provate a farlo anche voi!”.n

n Altra considerazione interessante, fatta dai ragazzi, riguardava una frase insita all’interno del romanzo e che conosciamo un po’ tutti: chi nasce tondo non può morire quadrato. nÈ davvero così?n“n Non si possono veramente cambiare le persone. Sono certo che su 250 persone, forse sto comunicando qualcosa d’importante solo ad una decina di voi. Spostare le persone verso una corrente diversa è sempre un errore, perché se non sono propense al cambiamento, alla fine torneranno sulla loro strada. Si può influenzare e suggestionare il pubblico solo se il pubblico è pronto a cambiare. Credo che voi giovani di oggi ci guardiate con sospetto e questo mi rincuora perché saprete come cambiare il mondo e come correggere i nostri errori. Ma ricordate sempre che non c’è niente di peggio di un sognatore che non dà forma ai propri sogni: in quel caso sarebbe meglio essere addormentati.”n

n “Se vuoi vivere felice” è un libro che ha fortemente entusiasmato i ragazzi che, scevri da ogni schema, hanno intervistato Fortunato lasciando da parte fogli prestampati e lasciandosi aiutare dalla loro immaginazione. Sul finale, prima del firma-copie, dei saluti e dei doni all’attore, una domanda è sorta spontanea:n“n Lei è buono e, all’interno della serie “Gomorra”, interpreta un cattivo: qual è il compromesso?n Nel chiudere con filosofia e acutezza, Fortunato regala un’altra spontanea lezione di vita. Non esistono buoni e cattivi, le due narrazioni, le due facce, servono l’una all’altra per carpirne la differenza. Chi vorrebbe assomigliare a un camorrista con una vita irrisoria, piena di atti vandalici, omicidi e soprusi? Sta a noi capire la differenza e da che parte stare. nSono felice di essere stato con voi, in questa scuola c’è la bella volontà di portare avanti “qualità”. Non perdete nulla di tutto questo”.n n

n “Se vuoi vivere felice” è la storia di un bambino salvato dalla fantasia. È l’altra faccia di Gomorra: la vita in luce, quella che spunta inaspettata e nuova come un germoglio in mezzo all’asfalto.nNoi di n Minervino siamo onorati di aver potuto raccontare uno dei primi passi, nel mondo della scrittura, di Fortunato Cerlino, attore e oratore di gran entusiasmo, al quale auguriamo un grosso in bocca al lupo per la sua carriera.n

martedì 19 Febbraio 2019

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