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Movimento “La Scuola per la Scuola”: «Ci si impegni da ora per una regolare riapertura a settembre»

La Redazione
Scuola
«É venuto il momento di riflettere seriamente sull'assenza di politiche sociali nel nostro paese, soprattutto a sostegno delle famiglie. Viene spontaneo chiedersi quanto del Recovery Fund sia destinato al terzo settore»
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Voce ai docenti: nella diatriba continua che si è scatenata in questi mesi soprattutto all'indomani dell'emanazione delle ordinanze presidenziali pugliesi sulla scelta dei genitori per la DDI, il movimento "La Scuola per la Scuola" pone l'attenzione su questioni "strutturali" che riguardano la scuola e in generale le politiche sociali.

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Come un andante attivato in modo meccanico, si ritorna a proporre la scuola in presenza a prescindere da dati sui contagi o situazioni di rischio. Ecco che l’esigenza del rientro a scuola nelle zone rosse, con i rischi connessi, non è esclusivamente legata  “all’istruzione e formazione” ma anche dettata dalla esigenza di non saper “dove collocare i propri figli”; così come spesso, purtroppo,  non si sa “dove collocare gli anziani”. Forse è il caso di considerare la priorità data alla scuola rispetto ad una miriade di  “altri interessi”  che realisticamente occupano le giornate dei nostri studenti.

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É venuto il momento di riflettere seriamente sull’assenza di politiche sociali nel nostro paese, soprattutto a sostegno delle famiglie. Viene spontaneo chiedersi quanto del Recovery Fund sia destinato all’assistenza domiciliare in favore di minori, anziani e soggetti deboli, all’adeguamento delle strutture scolastiche, alla rete internet, a palestre e biblioteche, alla scomparsa delle classi pollaio, con conseguente investimento in personale scolastico o in strutture edilizie necessarie per un aumentato numero di classi a fronte della diminuzione degli alunni nelle attuali, ecc. Quanto del fondo è destinato alle riforme necessarie al reclutamento e alla stabilizzazione del personale?

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Nessuno mette in dubbio l’insostituibilità della scuola in presenza: bisogna però prendere atto di quanto, altresì, le prestazioni scolastiche a distanza abbiano permesso il mantenimento di una rete di scambi e relazioni scuola-famiglia fondamentali, anche ben oltre i limiti lavorativi consuetudinari. Infatti mai come in questo periodo, complici chat e dispositivi digitali, si sono intensificati i rapporti tra docenti, studenti e genitori. Siamo sempre connessi per rispondere a dirigenti, famiglie e studenti; di contro, ci è toccato anche considerare ipotesi bizzarre quali il “recupero” delle lezioni, come se nel frattempo ci si fosse dedicati a ben altro che lavorare. Forse allungare di qualche giorno l’anno scolastico mette a tacere qualche senso di colpa? Per i docenti, dal punto di vista lavorativo, non cambia nulla, saranno semplicemente sacrificate o riprogrammate le  attività, ma smettiamola con la banalità delle “tante ferie”. Forse è più auspicabile un impegno alla regolare riapertura a settembre,  fare in modo che gli insegnanti ci siano tutti, i trasporti siano adeguati,  non si ritorni in classi pollaio e si attivi un efficace tracciamento.

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Si faccia in modo che tutte le scuole siano dotate di dispositivi digitali; che gli alunni DVA abbiano l’insegnante specializzato dal primo momento e che ci sia continuità negli anni. Studenti grandi e piccoli stanno ricevendo una lezione di vita: non più tutto scontato e alla portata di mano. Cogliamo l’opportunità per sottolineare che l’istruzione e la formazione siano un diritto irrinunciabile e da difendere, una conquista che  deve essere valorizzata ed accettata in tutte le forme possibili.

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Realisticamente, oggi è necessario intensificare la didattica a distanza; con il ritorno delle condizioni di sicurezza si potrà recuperare ciò che è mancato nel rapporto a distanza.  Le tante deroghe in favore di DVA, bes, laboratori, scelte dei genitori, hanno finito per rendere ingestibili le scuole con un aggravio di lavoro e responsabilità per docenti e DS. In tanti contesti ci troviamo di fronte ad una vera e propria ipocrisia; la didattica mista, metà classe in presenza e altra metà a distanza, finisce per privilegiare i presenti. Non è possibile, con un unico docente, gestire una lezione, anche sotto l’aspetto tecnico, con studenti contemporaneamente in presenza e a distanza. Inoltre, quando gli studenti in presenza sono meno di quelli a distanza si ha il paradosso di tutelare maggiormente i pochi in presenza a discapito dei tanti a distanza. Le lezioni per la didattica a distanza hanno una impostazione diversa da quelle previste per la presenza. Con le risorse e gli strumenti disponibili è opportuno essere o tutti in presenza o tutti a distanza.

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Circa l’ipotesi che siano i genitori a scegliere tra la didattica in presenza o a distanza, viene da chiedersi se tutti abbiano la competenza di scegliere la “giusta didattica” nel rispetto degli obblighi costituzionali. Si corre il rischio che il soddisfacimento delle esigenze logistiche familiari, diversa percezione del rischio o semplice emulazione, prevalgano sulla reale funzione del sistema istruzione. A fronte di chi unilateralmente condanna la didattica a distanza rispondiamo che anche i più piccoli si stanno industriando per seguire la maestra a distanza. Non è da sottovalutare il rischio di contagio a cui viene sottoposto quotidianamente il personale scolastico e studenti che fanno lezione in presenza, in modo particolare il personale della scuola dell’infanzia, costretti a lavorare in piccole aule con 20/25 piccoli alunni che non indossano mascherine.

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Circa la competenza su apertura o chiusura, non sarebbe stato tutto più semplice se lo Stato, sin dall’inizio,  avesse individuato parametri e criteri oggettivi, sulla base di dati tecnico-scientifico, ai quali Prefetti e ASL avrebbero potuto far riferimento per l’apertura o chiusura delle scuole? Si sarebbe messo in atto un semplice flusso organizzativo dal centro alla periferia più funzionale alla gestione delle emergenze. Sembra evidente che per la pandemia la competenza regionale, pur contemplata nel titolo V della Costituzione, stia avendo delle criticità. La Regione è distante dal centro e dalla periferia dei piccoli centri urbani. In situazioni di emergenza, assimilabili ad un “guerra”, i passaggi intermedi sono deleteri; decisori ed esecutori devono avere un filo diretto ed un rapporto di stretta osservanza delle disposizioni. Una “concorrenza” sulle materie da gestire come quelle contemplata nell’art. 117 della Costituzione complica quello che invece, in situazioni di emergenza, dev’essere semplificato. I docenti chiedono semplicemente chiarezza e assunzioni di responsabilità in capo ai decisori. Che si decida quindi, tutti in DaD o tutti in presenza, in periodi prestabiliti, in linea con le indicazioni dello Stato. Nei periodi in DAD si potrebbe intensificare la trasmissione dei contenuti; in presenza maggior spazio a verifiche e valutazioni».

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Il Movimento si è dotato di un sito web all'indirizzo https://www.lascuolaperlascuola.it

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lunedì 5 Aprile 2021

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