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Deposito nazionale delle scorie nucleari, la riflessione dell’associazione locale L’Umana Dimora

La Redazione
Rifiuti nucleari
L'Umana Dimora: "Tutte queste aree in evidente stato di credito infrastrutturale nei confronti dello Stato sono state ritenute potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale"
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Ci sono anche tre Comuni pugliesi (Altamura, Gravina e Laterza) tra le 67 aree, in tutta Italia, ritenute idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. E' quanto indicato nella Cnapi, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee elaborata dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin) che individua le zone dove localizzare in Italia il Deposito che dovrà contenere in sicurezza le scorie del nostro paese. Nella carta, a ciascun potenziale sito individuato viene assegnato un punteggio e un colore, in base alle condizioni tecniche più idonee per la costruzione del deposito. Tra Puglia e Basilicata, le aree indicate in 'zona verde' (ovvero quelle la cui candidatura è più favorevole) sono sei. 

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La notizia, di cui il nostro giornale si era già occupato nell'agosto del 2016 (LEGGI QUI), ha portato l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia in primis, con le associazioni e le Amministrazioni coinvolte più o meno indirettamente, a prendere subito una dura posizione contro tale paventata decisione, tanto che nel prossimo futiro sono previste iniziative di dibattito e di partecipazione dei cittadini e delle realtà locali.

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Raccogliamo le dichiarazioni de L'Umana Dimora, locale associazione nota per il costante e proficuo impegno per l'educazione ambientale dei giovani minervinesi e il recupero di spazi urbani ed extraurbani della nostra città: "I ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente hanno dato il loro nulla asta alla carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare i rifiuti radioattivi. Da oggi inizia dunque la consultazione pubblica con i territori coinvolti, scelti sulla base di criteri geologici, naturalistici e antropici. Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia. Si tratta di 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui il 60 per cento sono quelli che Sogin, la società incaricata nel 2001, ha raccolto e raccoglierà dopo aver smantellato le centrali nucleari italiane. Mentre il 40 per cento arriva dall'industria, dall' ambito ospedaliero e dalla ricerca".

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"Sarà importante stare nei tempi previsti – precisano i rappresentanti dell'associazione – tra consultazione e realizzazione dei siti di stoccaggio, per evitare ulterion extra costi rispetto a quelli già preventivati. Perché in attesa di avere un deposito nazionale sicuro dove tombare le scorie nucleari, Sogin – e quindi tutti i cittadini, attraverso la bolletta dell'energia – continua a pagare altri depositi temporanei all'estero, in Francia e Regno Unito. È anche lì che finora sono stati custoditi i pezzi delle centrali nucleari dismesse che ora è necessario riportare in Italia nel giro dì quattro anni. perché sono in scadenza alcuni dei contratti con le imprese che li ospitano. Lo scoglio più grande è quello di trovare un accordo con le comunità locali, alle quali la società controllata dal Mef dovrà spiegare le strategie adottate per il contenimento dei rischi e i vantaggi in termini di occupazione e compensazioni economiche. L'intero processo dovrebbe durare circa cinque anni, a meno che qualche amministrazione coraggiosa non acceleri i tempi offrendo una propria candidatura spontanea".

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Intanto per quanto ci riguarda da vicino, sono già arrivati i primi prevedibili no, come quello della vicina Basilicata, che con una nota della Regione ha già anticipato le osservazioni negative alla consultazione. Lo stesso parere è stato espresso in un'intervista dal governatore pugliese Emiliano, ma non sappiamo se è stato seguito da un documento scritto. "Ci colpisce la coincidenza – continuano gli attivisti de L'Umana Dimora – che ci sforzeremo di interpretare, tra la parallela pubblicazione tra questo documento che a primo acchito appare agghiacciante e l'inserto prodotto dalla redazione di u noto quotidiano nazionale, Luoghi dell'Infinito, dal titolo manco a farla apposta La cura del creato, che tutti dovremmo leggere con particolare attenzione. Soprattutto in circostanze simili, sia relative al Covid che alla grande responsabilità di coloro che dovranno adottare una decisione, diremmo epocale, senza pregiudizi di sorta. Bene fanno in questi giorni i  vari promoter ad attivare referendum ma, sappiamo bene, non basta. Bisogna essere vigili e riflessivi". 

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L'Umana DImora di Minervino esprime il proprio giudizio di rifiuto sulle possibili ubicazioni individuate nelle aree pugliesi e lucane: "Tutte queste aree in evidente stato di credito infrastrutturale nei confronti dello Stato, tra cui il mancato ammodernamento delle tratte ferroviarie ora fatiscenti e 'antieconomiche' e il completamento della SR Canosa-Monopoli, giusto per citarne alcune, sono state ritenute potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale. E' doveroso avviare un immediato confronto qualificato, sereno e costruttivo con le popolazioni locali prima di intraprendere decisioni affrettate e dannose per tutti".

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sabato 9 Gennaio 2021

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Procolo Minieri
Procolo Minieri
3 anni fa

Dare dimora a rifiuti del genere in attesa che realizzino un luogo di stoccaggio sicuro? Siamo in Italia, tra 50 anni queste scorie saranno ancora lì, perché non realizzare subito una simile struttura, sicura e con tutte le precauzioni del caso? Perché pagare cifre esorbitanti per trattenerla all estero in qualche deposito ? Perché inquinare e magari far aumentare casi di malattie quando tutto ciò si può già realizzare abbattendo alcuni costi di gestione dei materiali inquinanti e rinunciando ai depositi esteri che costano cifre folli? Perché rovinare sempre senza scrupoli il nostro paese a vantaggio di quei pochi sciacalli che della natura e della gente se ne fregano? Fate non rimandate, questo paese ha bisogno di fatti non di promesse che non verranno mai mantenute.